Spesso frasi come “il futuro è già qui” risultano essere banali e prive di riferimenti concreti. A volte però non fanno altro che riflettere la nuda e cruda realtà dei fatti.
Si pensi allo smart working, di cui abbiamo già avuto modo di parlare in diverse occasioni. In Italia si tratta ancora di un oggetto misterioso ai più, eppure, al tempo stesso, rappresenta già una realtà per un numero non indifferente di lavoratori. Una realtà che aumenta vertiginosamente, a ritmi del 40% in soli tre anni, e che fa sì che nel 2016 gli italiani che svolgono mansioni lavorative nelle quali possono variare orario e presenza in ufficio ammontano già al 7%.
Percentuale che, d’altra parte, non riflette un quadro abbastanza diversificato, che vede le Grandi Imprese già impegnate in profondità con questo tipo d’organizzazione del lavoro e, d’altra parte, le piccole-medie imprese ancora titubanti. Ciò nonostante, il processo verso lo smart working è stato definito da Fiorella Crespi, Direttrice dell’Osservatorio Smart Working, “ormai irreversibile”. Alle imprese non resta quindi che attrezzarsi a dovere per poter gestire al meglio un fenomeno già si sta abbattendo sul nostro tessuto economico.