Nicma Informatica
blackberry

La fine di Blackberry cosa significa per chi si rivolge al business?

Ormai è ufficiale: Blackberry ha annunciato che interromperà la sua linea di produzione Hardware. Addio quindi ai telefonini con tastiera pensati specificatamente per il business. Una decisione attesa da tempo considerati gli anni di agonia vissuti dall’azienda canadese incapace di rispondere alle sfide lanciate dagli smartphone.

La caduta di un prodotto considerato iconico per il mondo degli affari nel giro di così pochi anni ci porta a fare qualche riflessione un po’ più specifica del classico “la tecnologia ormai va sempre più veloce”. La fine del Blackberry in un certo senso rappresenta il tramonto dei mobile device orientati al business. Oggi la quasi totalità dei prodotti ha le capacità di poter essere un valido strumento per il lavoro, con funzionalità e servizi specifici per i più disparati settori che girano tranquillamente su IOS e Androd. In altre parole, oggi il business corre sul software, non più sull’hardware.

Una piega degli eventi che ad oggi ci sembra naturale, eppure  il telefono cellulare fu concepito essenzialmente come strumento per il business. I manager che parlavano sui primi, monolitici, cellulari rappresentavano l’immagine simbolo dell’uomo d’affari. Blackberry entrò nel mercato dei telefonini nel 1999, quando i telefonini stavano per affacciarsi per la prima volta al grande pubblico. L’obiettivo era riportare il telefonino come strumento pensato essenzialmente per il lavoro, da qui l’introduzione della tastiera qwerty fisica o la possibilità di accedere alla mail da telefono cellulare per la prima volta nella storia (innovazione che portò alcuni a sviluppare una forma ossessiva di controllo della propria casella di posta al tempo nota come “crackberry”).

Blackberry tuttavia non è riuscito a reggere all’impatto provocato dagli Smartphone e oggi, con la fine della produzione, il cerchio si compie. La telefonia mobile, tecnologia nata come B2B diffusasi poi ai consumer oggi vede la sua componente B2C inglobare anche la sua anima rivolta al business. Che lezione possono trarre tutti gli altri operatori nel B2B dalla parabola discendente di Blackberry? Molti parlano di una fine del B2B come modello e di una convergenza di esso con il B2C verso un B2 All, dove non esiste più un mondo dell’impresa ben delineato rispetto al resto della realtà sociale. D’altra parte, forse non è il mondo consumer che sta fagocitando l’ambito business ma è il business che, forse per parlare meglio ai propri consumer, forse per semplice evoluzione culturale, sta adottando un approccio sempre più informale, ispirato dai nuovi guru della Silicon Valley che alla giacca e cravatta preferiscono il maglione: da qui l’uso di Smartphone “comuni” rispetto ai Blackberry o l’uso di software per le community quali Slack per organizzare il Workflow.

Le possibili interpretazioni sono molte, e non esiste certamente una risposta unica, ma se non altro si possono fare alcune considerazioni. Il B2B forse non starà morendo, ma di sicuro sta cambiando molto e oggi non è più possibile pensare di rivolgersi a un ambiente autoreferenziale. Blackberry non ha resistito allo Smartphone non perché la tecnologia fosse obsoleta anzi, l’evoluzione degli ultimi prodotti andava proprio in direzione delle ultime esigenze da parte di chi ci lavora con lo Smartphone: una batteria che duri a lungo e un’elevata sicurezza dagli attacchi informatici. Eppure negli ultimi anni il manager comprava I-Phone, e questo perché la sua convinzione, giusta o sbagliata che fosse, è che con il prodotto Apple fosse possibile passare dalla dimensione lavorativa a quella privata nell’immediato. Blackberry non è mai riuscita a convincere di essere un prodotto adatto per un utilizzo privato e questo ha decretato il suo declino, questo nonostante da anni ormai diversi studi di settore indicassero la fine di una netta separazione tra il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato al privato.

Per un buon operatore B2B quindi è necessario non limitarsi a saper ascoltare e rispondere alle esigenze dei propri clienti per quanto concerne l’ambito del business. Oggi il consumatore finale è un po’ più razionale e il professionista un po’ più emozionale nei rispettivi acquisiti. Continueranno ad esistere esigenze specifiche per il business, e sicuramente nuove se ne creeranno, ma saranno sempre più importanti fattori non strettamente legati alle esigenze di business.

Ascolto proattivo dunque, come sempre, con la raccomandazione che oggi più che mai il business, e come questa dimensione viene vissuta dai suoi protagonisti, sia una parte sempre più intrecciata con il resto dell’insieme di bisogni, aspettative e desideri che riguardano gli altri aspetti dell’esistenza.

Iscriviti alla newsletter