Qualcuno dalle nostre parti se ne sarà sicuramente accorto mentre tentava, invano di collegarsi a Netflix o a Twitter. Per gli americani, invece, il fine settimana appena trascorso è stato un vero e proprio incubo. Decine e decine di siti “down” per diverse ore, hanno gettato il panico in un’America che si scopre tanto dipendente dal mondo digitale quanto fragile in questo suo aspetto. Riepiloghiamo dunque alcuni punti cruciali di quanto appena avvenuto oltre oceano
1 Ci sono stati più attacchi, tutti coordinati tra di loro, tutti rivolti verso un solo bersaglio
Ignote sono anche la provenienza e le ragioni dietro questo attacchi. Ufficialmente sarebbero due, ma è lecito pensare a un numero superiore di attacchi. tutti quanti però si sono focalizzati su di un solo obiettivo: i server della società Dyn. Il nome potrà essere ignoto ai più, ma si tratta di uno dei più grandi provider di rete del mondo. Il traffico di molti tra i più importanti siti americani, da Twitter ai servizi di E-Bay fino alle transazioni online con Visa, passa dai suoi server. Colpendo i server, l’intera infrastruttura di rete ha ceduto rendendo impossibile la navigazione.
2 Gli attacchi sono stati di natura DDOS
Il che significa che sono stati pianificati e preparati molto tempo prima rispetto alla loro esecuzione. Ma cosa s’intende per DDOS? Si tratta di un tipo di attacco hacker molto violento che ha lo scopo di arrecare danni e disagi rendendo i siti colpibili non più accessibili. Per metterlo in pratica occorrono un gran numero di dispositivi “zombie”, ossia devices infettati il cui utente è inconsapevole che lo siano. Una volta lanciato l’attacco i dispositivi zombie cominciano a creare una mole enorme di traffico rivolta verso i siti coinvolti, sovraccaricando i server e causandone il down fintanto che questo traffico “gonfiato” resta attivo.
3 Molti dei dispositivi infetti non sono PC, Tablet o Smartphone
L’altra faccia dell’Internet of Things. Il successo di un attacco hacker è anche dovuto alla sua capacità di infettare dispositivi che solitamente non vengono considerati come a rischio, dotati di connessione a internet ma privi di efficaci forme di difesa da virus e malware. Dalle stampanti ai baby monitor usati per controllare che in culla vada tutto per il meglio, grazie all’accesso a Internet anche questi oggetti di “uso comune” sono stati infettati dagli hacker. Internet ormai è ovunque, il che purtroppo vuole anche dire che le minacce informatiche possono avere origine anche da punti fino a poco tempo fa impensabili.
4 Non sarà l’ultimo
Lo stesso giorno degli attacchi è giunta la notizia che qualche tempo prima un gruppo di hacker cinesi è riuscito ad attaccare il sistema informatico di una portaerei militare americana, la Ronald Reagan. Nel giro di qualche settimana, Dropbox e Yahoo! hanno subito a loro volta pesantissimi attacchi informatici. Per il 2017 è previsto un volume di traffico letteralmente senza precedenti, superiore a quello di tutti gli anni precedenti messi assieme. Sperare che non si ripetano è un’illusione, proteggersi in vista dei prossimi attacchi dovrebbe invece essere la realtà, per privati e soprattutto per le aziende.